Divani, poltrone e letti si possono davvero rinnovare con dettagli così piccoli e semplici? Si, se scegli in base ad una palette cromatica, uno stile e dei tessuti in armonia tra loro. Vediamo insieme tre elementi da unire e i criteri in base a cui progettare il tessile per rinnovare velocemente uno dei tuoi ambienti e senza spendere una fortuna. 1 - Usa i cuscini.
2 - Soffici plaid.
3 - La decorazione in macramè.
Quando organizzi questi tre elementi tessili avrai bisogno di una linea da seguire, una sorta di bussola progettuale che ti guidi nella scelta e nell'allestimento.
La prima cosa da fare è individuare lo stile e il linguaggio con cui il tuo ambiente si esprime già attraverso gli arredi; si tratta di un ambiente contemporaneo? Ha elementi vintage? Rimani coerente allo stile del tuo ambiente per scegliere pattern e fantasie, ispirati con questa bacheca per trovare nuovi abbinamenti. Una volta compreso lo stile puoi passare a decidere una palette cromatica. Osserva i colori predominanti nella stanza e stabilisci un massimo di 3 colori vicini, con le stesse tonalità, più un colore di "rottura", come vedi nella prima immagine in alto. Pochi giorni fa ci ha lasciati un grande designer dei nostri tempi che ha in qualche modo lasciato una traccia nella mia vita, Enzo Mari. Questo avvenimento mi ha fatto sentire il desiderio di raccogliere le idee e fare come un punto delle cose più importanti che mi sono state letteralmente regalate dai designers che non ho mai conosciuto personalmente, ma che sono stati per me di grande ispirazione e possono esserlo anche per te. Pensandoci mi rendo conto che ciò che ne ho tratto non è qualcosa di specifico sulla progettazione e il design ma qualcosa di più universale che queste personalità trasmettono tutt’oggi: un atteggiamento alla creatività ed al modo di osservare le cose. Ho deciso di scegliere 4 tra i miei designers preferiti di sempre e 4 loro citazioni per me significative. Spero ti sia d’inspirazione :) Pronti? Enzo Mari – 1932 – 2020 “Nel 1974 pensai che se le persone si fossero esercitate a costruire con le proprie mani un tavolo, per esempio, avrebbero potuto capirne meglio le ragioni fondanti.” Grande designer italiano attivo dagli anni 60 fino al 2020, Mari è stato per me come un nonno un po' severo che col suo pensiero imbronciato mi ricordava che dovevo tenere i piedi per terra. Terra infatti è una parola a cui mi fa pensare il suo lavoro; sempre concentrato sui problemi alla base delle cose, sempre orientato a riportare un senso che fosse pratico agli oggetti, alle produzioni, e sempre tenendo unito il buon senso, la praticità e la dimensione umana di tutti i processi, soprattutto quelli di produzione e fruizione. Mi ha insegnato a: tenere i piedi per terra ( o almeno provare!) Bruno Munari. 1907 – 1998 “Quando qualcuno dice: questo lo so fare anch'io, vuol dire che lo sa rifare altrimenti lo avrebbe già fatto prima” La cosa che più mi ha arricchita dell’opera di questo grande designer e artista è il suo atteggiamento razionale ma giocoso. Nei suoi libri è spiegato, sempre con leggerezza, che la creatività è un processo logico, che le buone idee che ti vengono possono essere schematizzate per poter riprodurre quel processo creativo tutte le volte che si presenta un problema da risolvere. Mi ha insegnato a: Osservare e procedere per logica, senza scordarmi di giocare. Charles Eames – 1907 – 1978 “Take your pleasure seriously” E’ il mio preferito in assoluto, mi accompagna da sempre. Designer californiano anni 50 ci metteva davvero il cuore. Erano due i cuori a dire il vero, il suo, e quello super artistico della sua compagna di vita, Ray. Nei loro prodotti si percepisce ancora in maniera vivissima l’entusiasmo che si respirava in quegli anni e una cura dei particolari che si potrebbe dire addirittura affettuosa. E’ infatti il grande calore umano e la gentilezza delle forme scelte, il modo che avevano di raccontarsi attraverso il disegno di un oggetto che rende i loro lavori senza tempo. Mi ha insegnato a: scegliere di fare ciò che amo così da poterci mettere il cuore. William Morris - 1834 - 1896 “Non avere nella tua casa nulla che tu non sappia utile, o che tu non creda bello.” Con lui andiamo agli albori del disegno industriale, addirittura all’arte applicata, nell’Inghilterra di metà 800. Le sue opere di arte decorativa lasciano senza fiato per la bellezza e la grazia che suscitano. Il suo lavoro è stato infatti di grande ispirazione (a volte anche suo malgrado) per tutti i movimenti artistici e di architettura e design degli anni a seguire, pensa che tutt’oggi le sue carte da parati sono tra le più richieste e apprezzate. La cosa più bella è che tutta la sua produzione sembra indicarti instancabilmente dove andarle a cercare: nella natura! Mi ha insegnato a: dare alla bellezza e alla decorazione l’importanza che merita. Affascina anche te il mondo del design e della decorazione? Come darti torto!
E' proprio quello di cui ho deciso di occuparmi, iscriviti alla newsletter se vuoi essere aggiornat* su quello che faccio, ma prima guarda cosa ti regalo con l'iscrizione. Ogni volta che mi trovo a parlare di bellezza con qualcuno mi sento come in dovere di spiegare che per me, la bellezza non è qualcosa di superficiale ma un profondo nutrimento. In realtà se mi guardo intorno conosco moltissime persone per cui la bellezza non è qualcosa di affatto superficiale, specialmente quando si parla di bellezza di un ambiente, di una casa e ancor di più in questo periodo storico di confinamento, di post quarantena e smart working. ![]() Una casa bella, o qualsiasi altro luogo interno non è necessariamente un ambiente ricco, pieno di cose ricercate o di arredi ed oggetti di alto valore economico, nient’affatto, la bellezza sta nella cura, nell’autenticità, la bellezza di un luogo sta, non mi stancherò mai di scriverlo, in quanto bene ti accoglie e ti fa sentire. E’ un po' come si dice delle persone, “una persona curata” è una persona che ha cura di se, si vuole bene, e questo concetto si può tranquillamente declinare anche sull’ambiente in cui questa persona vive o lavora. La immagino bella la casa di una persona che si vuole bene, oppure che sta imparando a volersi bene. Bella perché alla sera c’è la possibilità di modulare la luce in base al proprio livello di stanchezza, perché sul divano è adagiata una coperta in inverno, o perché le tende sono state scelte in base al proprio senso del piacere tattile. Bella perché si tiene ad accogliere un ospite in un buon profumo di olio essenziale e perché a tavola ti apparecchi con una tovaglia di un colore che crea un armonia con il resto dei colori della stanza, oppure una camera dove al mattino hai rifatto il letto con tanti cuscini pensando a quanto ti farà piacere ritrovare quel letto comodo e bello alla sera. Abbiamo bisogno di bellezza perché non è una cosa superficiale, è cura di se e degli altri, sono gesti d’affetto, accoglienza, di riconoscenza alla vita al pari della cura della propria salute fisica o emotiva, e poco importa se per me è bello il rosa e il velluto e per te è bello il nero e l’acciaio, la cosa importante è ascoltarsi e trovare il proprio, bello, il proprio punto di piacevolezza, di coccola, di riconoscimento. Come si trova il proprio senso di bellezza? E' una cosa semplice, spontanea, ma occorre farsi alcune domande ed osservarsi con curiosità; qual è l’ultima volta che qualcosa ti ha fatto esclamare “che bello!” , oppure “secondo me è bellissimo”? Non solo, puoi ispirarti e raccogliere foto di interni in cui immagini di sentirti bene; riviste di settore o il super versatile Pinterest. Io personalmente ho una cartella dove raccolgo il mio concetto di bellezza (la board si chiama Abitarsi, mi trovi come @silvia_homeslover) ed è piena di ispirazione e luoghi che mi fanno sognare, sospirare. Cos’è per te bellezza? Come e dove trovi ispirazione? E’ stato annunciato come la vera tendenza di stile decor per il 2020 e sono sicura che lo rivedremo anche nelle prossime stagioni. Il motivo di tanto successo dello stile Japandi è che si propone come un estetica fuori dal tempo, elegante, lineare, e che tiene come punto fermo pulizia e silenzio senza dare un’impressione di freddezza. Si chiama Japandi perché è la bellissima fusione dello stile giapponese e di quello scandinavo. Che cosa hanno in comune queste due estetiche? Una grande profondità, ricerca nel sentire e nell’emozionalità dei luoghi, come nella connessione con la natura, l’autenticità e la lentezza. Il concetto di hygge (ne parlo meglio nei prossimi articoli) è ciò che sta “sotto” l’inconfondibile sensazione di semplicità e accoglienza che si riconosce subito nello stile scandinavo. L’estetica e la filosofia wabisabi invece fanno da fondamento allo stile giapponese, che vede nell’autenticità dell’imperfezione una grande fonte di significato e nutrimento. Entrambe gli stili quindi “poggiano” su radici concettuali e di esperienza emozionale, la ricetta perfetta per uno stile che promette di non temere il tempo. Come si riconosce lo stile japandi?
Il ritmo non è serrato, nel japandi si da molta importanza al vuoto e la capacità che ha di portare ad uno stato di rilassamento, alla praticità e creatività.
Dove ispirarti Se ti piace la semplicità e le cose autentiche che durano nel tempo, se per te la sostenibilità è un valore e ti piacciono le forme espressive eleganti potresti sentirti molto a tuo agio in un’ambiente ispirato alla fusione di questi due stili, che oltre a rispondere ad un estetica sottintendono uno stile di pensiero ed uno stile di vita. Lento, delicato, forte. Prendi ispirazione dalla board su Pinterest che ho dedicato interamente allo stile japandi, la trovi quì. Puoi trovare molte idee per accostare questi due stili ed allenarti a riconoscerli. Se osservi bene vedrai che questo stile non ha niente di troppo definito e rigido, si riconosce molto bene ascoltando le sensazioni che ti da; calma, introversione, chiarezza, ampiezza e un senso stabilità molto piacevoli. Tu che ne dici? Hai dato un occhiata alle immagini? Che sensazioni ti da lo stile japandi?
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Aprile 2023
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